23 gennaio 2010

Sogno n. 113

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Nella nostra stanza da pranzo c'è un'atmosfera triste. Mia madre sta con un sacerdote severo, di quelli all'antica, che vuole far pregare tutta la famiglia. Inizia con mia madre, chiude le finestre e inizia a confessarla con severità. Mia madre mi sembra stordita e il prete mi sta veramente antipatico per cui, senza dare nell'occhio, mi avvio verso l'uscita, ma mia sorella mi dice che il prete deve confessare anche me in quanto le mie gravi colpe sono la causa della mancanza di salvezza per mia madre. A me questa sembra una grande fesseria perché so di non avere colpe, so che non c'entro niente col malessere che colpisce mia madre e, poi, i sacerdoti che giudicano e condannano io non li posso vedere. Allora scappo, ma il prete comincia a corrermi dietro. Corro parecchio, il prete non vuole lasciarmi stare.
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Interpretazione
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Il prete qui rappresenta il Super-Io cioè l'istanza interna che giudica e punisce. Apparentemente la sognatrice ha un modo di interpretare la situazione del tutto diverso da quello del prete. In realtà, dal momento che il sogno l'ha fatto lei, i sensi di colpa stanno al suo interno e la perseguitano senza concederle tregua.
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Da notare che il Super-Io non esita a ricorrere alla minaccia e al solito ricatto che fa leva sul senso di colpa: se lei rifiuterà di confessarsi, la madre non si salverà. In questo caso il Giudice interno è spietato, non dà tregua.
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Di positivo nel sogno c’è il fatto che la sognatrice non si identifica con il giudice interno, anzi lo giudica antipatico e fa di tutto per sottrarsi alla sua influenza. Ma l’unico modo per riuscirci non è SCAPPARE come fa lei nel sogno. Bisogna invece andare alla ricerca - sempre con l’aiuto dei sogni e non “razionalizzando-ruminando” - dei motivi che hanno fatto scattare i sensi di colpa. Solo in questo modo il Giudice interno può perdere la sua spietatezza. Nel caso di questa sognatrice, i motivi di cui stiamo parlando erano legati alla masturbazione e alle fantasie erotiche che l'accompagnavano.

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