11 ottobre 2010

Sogno n. 148 (bis)

.
Mi trovo in campagna con altre persone. Sentiamo dei rumori e poco dopo vediamo arrivare dei cavalieri medioevali dall’aspetto minaccioso che fanno da scorta ad un mostro gigantesco che voleva ucciderci. È bruttissimo, è molto grosso anche se decisamente meno di quanto pensassi. Però ha un aspetto davvero terribile, sembra un energumeno con un enorme cespuglio di capelli neri e crespi, la pelle scura, gambe e piedi enormi (nota dell’analista: per darmene un’idea esatta, commentando a voce il sogno mi ha precisato che i piedi avevano le stesse dimensioni della porta finestra che c’è nel mio studio). Non parla, avanza minacciosamente emettendo versi animaleschi, come dei ruggiti. Noi scappiamo perché sembra proprio intenzionato a farci del male.

Cambia scena, mi trovo in una casa con delle persone amiche e ad un tratto riappare il mostro ruggente. Quando mi vede mi fa una smorfia minacciosa. Io ho paura e cerco riparo, anche se noto che sembra meno grosso di prima, ora è solo un omone molto robusto, anche se ha ancora le stesse caratteristiche di cattiveria e di bruttezza che possedeva prima.

Gli altri si comportano come se la presenza di quello che io chiamo il mostro fosse normale. In effetti, a pensarci bene, seppure si aggiri per la casa con atteggiamento tutt’altro che amichevole, non fa male a nessuno. Allora comincio a rilassarmi e cerco di vederlo con maggiore obiettività. Qualcuno mi dice che in fondo è buono, è solo molto brutto e fa paura solo per questo. Tutti lo scansano per il suo aspetto terribile. Per questo è diventato aggressivo, ma è solo apparenza, in realtà ha solo bisogno di affetto.

Allora mi sento in colpa e mi convinco che dovrei fare qualcosa per avvicinarlo, anche se non riesco del tutto ad ignorare la sensazione di paura che mi suscita. In breve, mi faccio forza e vado a cercarlo. Mi fermo poco distante dalla stanza in cui lui si trova e che è la più nascosta della casa. Lo chiamo con voce incerta e gentile. Lui si affaccia, mi fa la solita smorfia minacciosa e mi chiede: “Ma tu non avevi paura di me?”. Io, che per la verità un po’ tremo, gli dico di sì, che avevo paura, ma adesso ho capito che non è cattivo.

Tra l’altro, quando esce dalla stanza non ha più le grandi dimensioni di prima, sembra addirittura un nanetto. Mi fa addirittura tenerezza e, dopo avere mantenuto per un po’ le distanze, ci avviciniamo. Io gli sto davanti e mi chino per mettermi alla sua stessa altezza, lo guardo negli occhi, gli accarezzo il viso brutto e commossa gli dico che mi dispiace tanto di essere stata cattiva con lui evitandolo, ma avevo paura perché non avevo capito che lui era buono e voleva solo socializzare. Finisce che ci abbracciamo. Tutto si risolve ed io me ne vado sollevata e in pace con me stessa.

Interpretazione

Credo che non si potrebbe descrivere meglio di quanto non faccia questo sogno il graduale processo che trasforma in positivo la paura che ci incute la nostra aggressività finché la proiettiamo all’esterno impedendoci così di riconoscere che ci appartiene. Come ho detto nel sogno precedente, però, questa trasformazione può verificarsi soltanto quando SMETTIAMO DI FUGGIRE.

Ho evidenziato con un colore diverso le varie fasi del passaggio dal TERRORE che incute il GIGANTE all'inizio fino all’AFFETTO COMMOSSO provato in ultimo per il NANETTO.

Se qualcuno volesse essere scettico a tutti i costi e obiettasse: “Nel sogno c'è una conclusione positiva, d'accordo, ma cosa è cambiato nella vita reale della sognatrice dopo questo sogno?”. A questo qualcuno posso dire che la persona in questione è diventata la stimatissima segretaria personale di un alto funzionario dell’amministrazione pubblica. Prima dell’analisi invece faceva la dattilografa precaria in una piccola ditta e ogni volta che doveva presentarsi ad un colloquio di lavoro per cercare di migliorare la sua posizione, per l’ansia, la paura e l’insicurezza già una settimana prima cominciava ad essere afflitta da penosissimi fenomeni diarroici. È facile immaginare quale impressione potesse produrre in chi la stava esaminando per una eventuale assunzione. Tra l'altro, nei giorni che precedevano uno di questi colloqui fece un sogno in cui si presentava all'esaminatore tenedo per mano una bambina di pochissimi anni. Non è necessario essere un Freud per capire chi fosse la bambina piccolissima.

Nessun commento: