11 aprile 2012

Sogno n. 229


Ero fuori casa con altre persone adulte. Avevo circa 30 anni. Due ragazzini cominciavano a litigare e a lottare. La loro corporatura era quella di bambini di 3-4 anni, ma il modo in cui agivano e l'espressione del loro viso li facevano sembrare più grandi. Nessuno dei presenti faceva niente per fermarli e io stesso stavo a guardare. Ero dispiaciuto, ma non intervenivo.

Ad un certo punto uno dei ragazzi buttava per terra l'altro, tirava fuori un coltello e cominciava deliberatamente a tagliargli la pelle delle gambe. Ogni colpo di coltello era lento e intenzionale, voluto. I tagli erano molto accurati, uno vicino all'altro, ma nessuno di essi era letale.

Ero arrabbiato e disgustato per quello che vedevo ma, invece di separare i due ragazzi con le mie mani, prendevo un bastone lungo più di tre metri e lo usavo per spingere il ragazzo che aveva il coltello lontano dall'altro: non volevo toccarlo o stargli vicino, avevo paura di lui.

Ho fatto questo sogno dopo avere ricevuto da una delle mie sorelle una lettera in cui mi parlava di un mio fratello, di un anno più grande di me, col quale lottavo molto spesso quando ero bambino e che oggi trovo essere una persona completamente insensibile ai sentimenti degli altri. Penso che abbia una personalità estremamente dominante.

Interpretazione

La persona che ha fatto questo sogno è cresciuta in un ambiente anglosassone perciò il modello di comportamente che le è stato proposto è quello del "self control". Il risultato è stato che solo da grande, grazie alla psicoterapia, riesce a far emergere tutta l'aggressività che da bambino ha provato nei confronti di un suo fratello. Per il momento tutto si limita a comparire a livello di sogno, ma si tratta del primo passo, quello più difficile da compiere. Che si tratti del passo più difficile lo fa capire il modo in cui lui prende contatto con la sua aggressività:  usa un bastone più lungo di tre metri!!! E lo usa per allontanare il bambino violento, non vuole toccarlo perché ha paura di lui!

Soffermiamoci un attimo a pensare che si tratta di un uomo anagraficamente adulto che però ha paura di un bambino di 3-4 anni. Questo è inverosimile, anzi impossibile, qualcosa non quadra. Evidentemente non è del bambino che l'uomo ha paura, ma dell'aggressività che esso rappresenta, della propria aggressività provata quando aveva la stessa età del bambino che compare nel sogno.

Molte volte, in questi casi, il paziente dice: "Ma io ho sempre saputo di non avere un buon rapporto con mio fratello. In tutto questo non c'è niente di inconscio che abbia bisogno di un sogno per venire a galla".

L’obiezione del paziente ha quasi sempre un suo fondo di verità, ma ignora un fatto essenziale: a rimanere a livello inconscio non è il cattivo rapporto con il fratello (o sorella), ma l'intensità della pulsione aggressiva che permea quel rapporto. Un conto è sapere di non avere mai avuto un buon rapporto con loro, un altro conto, e ben diverso, è diventare coscienti che si è desiderato riservare loro il trattamento che uno dei bambini del sogno infligge all'altro.

Si potrebbe aggiungere che nel sogno nessuno degli adulti separa i due bambini che lottano. Forse vuol dire che il sognatore non si è sentito protetto dai suoi genitori nei confronti delle pulsioni violente, crudeli, e sadiche che affioravano in lui (in proposito si veda il sogno n. 183). Tra le tante funzioni svolte dai genitori c’è anche questa che ai non addetti ai lavori può sembrare poco comprensibile.  

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