16 settembre 2012

Sogno n. 255


Quello che segue non è un sogno ma un flash mentale avuto da una mia paziente. Lo inserisco in questa raccolta perché un flash è assimilabile ad un sogno  - con tutto quello che ne consegue - a patto che sia davvero non "costruito". Quando possiede questa caratteristica, il flash compare improvvisamente sul palcoscenico dell'attenzione e si impone alla coscienza grazie ad una evidenza intrinseca che prescinde da ogni RAGIONAMENTO. Tale sua caratteristica ci consente di considerarlo proveniente dall'area dell'inconscio e per tale motivo assimilabile ad un sogno.

La paziente in questione era in analisi da diversi anni perciò aveva imparato a distinguere bene le "masturbazioni mentali" dai flash genuini.

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Mentre leggevo una pagina del libro di Marie Cardinal "Le parole per dirlo", ho avuto il seguente flash.

Vado alla mia solita seduta di psicoterapia, ma questa volta voglio fare uno scherzo al mio analista. Appena entro lo saluto poi comincio ad inveire contro di lui dicendo che mi ha proprio stufato, che non voglio più ascoltare le sue frasi fatte e le sue parole studiate, che non ci capisce un cazzo dei problemi degli altri, anzi è solo capace di complicare loro la vita.

Poi, per impaurirlo ancora di più, tiro fuori una pistola e gliela punto contro continuando ad inveire contro di lui. So benissimo che la pistola è scarica, ma godo tantissimo nel vedere la sua faccia atterrita. Una volta tanto sono io ad avere il coltello dalla parte del manico. Questa volta sarà lui a subire. Poi, quando mi rendo conto di averlo impaurito per bene, gli confesso tutto e mi siedo sulla solita poltrona. Però vengo redarguita con parole molto dure e questo mi fa soffrire moltissimo, mi sento abbandonata da lui, così gli chiedo scusa per avere il suo perdono. Non posso sopportare che sia così arrabbiato con me.

Interpretazione

Il primo pensiero che viene in mente leggendo queste parole è che la paziente sente l'analista (cioè me) come saccente, poco empatico, incompetente e spocchioso. Se così fosse la questione sarebbe abbastanza semplice, anche se non molto lusinghiera per me, e tutto sommato non varrebbe nemmeno la pena di riferirla qui. Ma dietro il significato apparente forse ce n'è un altro - come nei sogni - che vale la pena di ricercare.

Questa paziente, intanto, veniva da me già da diversi anni, come ho già detto. È verosimile pensare che avesse sopportato per così tanto tempo un analista talmente "negativo" sotto ogni punto di vista?

Vediamo un po', cerchiamo di andare oltre le apparenze:  lei voleva ferire il mio amor proprio, voleva mettermi PAURA,  inveiva contro di me, GODEVA tantissimo nel vedere la mia faccia atterrita e nel vedermi nella parte di chi SUBISCE. Soprattutto sentiva che, una volta tanto, ERA LEI CHE AVEVA IL COLTELLO DALLA PARTE DEL MANICO. Qui è facile notare subito che il coltello assolve alla sua funzione PENETRANDO.

Credo che le ultime parole ci forniscano la chiave interpretativa giusta:  fino a quel momento lei aveva vissuto il rapporto con me in termini di POTERE, aveva visto in me quello che COMANDAVA, quello che SAPEVA, quello che la costringeva in un ruolo PASSIVO, quello che poteva permettersi il lusso di essere SICURO di sé.

Tutte queste cose lei avrebbe voluto possederle ma, sentendo di non averle, le INVIDIAVA in me e soffriva per questo, alimentando contemporaneamente in sé un forte desiderio di RIVALSA che aveva soddisfatto nel flash. Ma questo solo fino al momento in cui era riaffiorato l'atteggiamento infantile della bambina che non sopporta di vedere il papà-analista arrabbiato e chiede perdono per non essere abbandonata.

L'ipotesi che il suo rapporto con gli uomini fosse dominato dal desiderio di esercitare il POTERE su di loro, trova una convincente conferma nel comportamento che lei metteva in atto quando era corteggiata da uomini ai quali si sarebbe concessa volentieri, ma ai quali: si negava sessualmente perché, diceva, "Una volta che mi sono concessa non mi resta più niente in mano per farli stare ai miei piedi, per comandarli".

E di quale oggetto POTENTE si era servita per esercitare il POTERE su di me mettendomi paura? Si era servita di una PISTOLA. Non credo ci sia bisogno di molte parole per dimostrare il simbolismo fallico di una pistola e la possibile ragione di questa sua scelta.

È molto difficile che una donna possa avere orgasmi soddisfacenti durante il rapporto sessuale con un uomo finché desidera possedere lo STESSO tipo di potere che ha l'uomo cioè quello di PENETRARE e PROIETTARE (pistola-proiettile, pene-sperma).

Mentre lavoravamo su questo flash, infatti, la paziente ha mormorato come se parlasse a se stessa: "Ho sempre creduto di essere capace di avere orgasmi senza problemi, ma forse io non so cosa sia un orgasmo vero perché non l'ho mai avuto. Fino all'ultimo momento, infatti, sono cosciente di tutto quello che accade attorno a me, anche di una mosca che cammina".

Aggiungiamo anche che una donna la quale inconsciamente associa il pene ad una PISTOLA non si trova nella condizione migliore per ottenere il pieno godimento sessuale quando fa l'amore con un uomo.

A volte il paziente è contento che il suo analista sia bravo, ma nello stesso tempo lo invidia e gli porta rancore perché lui possiede proprio quelle qualità che anche lui vorrebbe avere ma non ha, cioè la Conoscenza, il Potere, l'Equilibrio, la Salute, la Sicurezza, ecc.

A dimostrazione del fatto che una donna può INVIDIARE il proprio analista e desiderare di AGGREDIRLO-FERIRLO-UMILIARLO, vi racconterò un fatto che mi risulta personalmente. Molti anni fa, una donna che conoscevo seguiva un'analisi che pesava notevolmente sul bilancio familiare, ma non raccontava mai i suoi sogni all'analista e se li faceva interpretare da me, per amicizia. Quando le chiesi la ragione di questo  suo strano comportamento, mi rispose testualmente: "Mica sono scema, io da lui ci vado solo per dimostrargli che è una testa di cazzo!".

Ultima notazione: la paziente ha avuto il flash mentre stava leggendo il libro "Le parole per dirlo" in cui la sensazione di DEBOLEZZA-VULNERABILITA' provata da alcune donne è descritta in modo stupendo.

Probabilmente le mie argomentazioni non avranno convinto tutti quelli che mi hanno letto fin qui. Me ne dispiace ma la mia coscienza professionale, quando la paziente mi ha raccontato questo flash, è rimasta tranquilla. Il seguito positivo dell'analisi dimostrò che poteva permetterselo.

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