6 novembre 2014

Sogno n. 300


Due delinquenti arrivano a tutta velocità con una macchina rossa, potente e sfavillante. Li conosco tutti e due, uno è un delinquente noto a tutti, per l'altro invece mi sorprendo poiché mi era sempre sembrato un ragazzo di buona famiglia, lavoratore e tranquillo.

Arrivano davanti una casa che architettonicamente è bella, ma è abitata da altri delinquenti. Quando arrivano vanno a sbattere contro una macchina parcheggiata.

Io mi accorgo che in quella casa cominciano a volare degli oggetti, forse delle pentole, che fanno piangere un bambino di circa 10 anni perché è impaurito da quello che sta succedendo. Vicino al bambino c'è una persona che cerca di spiegargli come ci si deve comportare in una situazione del genere.

Io, dopo aver visto tutto questo, penso che non voglio più vivere in una città come quella, abitata da delinquenti, e voglio andare in un luogo tranquillo insieme con le persone alle quali voglio più bene.

Interpretazione

La persona che ha fatto questo sogno si trova ancora in una fase dell'analisi che precede quella illustrata nel sogno precedente. Qui la paura ancora non è scomparsa grazie alla scoperta della sua infondatezza. Qui la proiezione nel mondo esterno delle proprie parti cattive ancora sussiste e la sognatrice vede la soluzione solo nella fuga in un luogo tranquillo. Ancora non sa che i luoghi tranquilli non esistono in quanto i "delinquenti" stanno dentro di lei, pertanto la seguirebbero dovunque.

Sta scoprendo, inoltre, delle parti "cattive" nuove per lei, insospettate (il ragazzo di buona famiglia). Si tratta delle parti "rimosse" che stanno venendo a galla.

La paura che lei prova è simile a quella di un bambino spaventato dal prodursi di fenomeni di cui non sa spiegarsi l'origine. Vede gli effetti, ma ancora ne ignora le cause.

Il sogno ci fornisce anche un'indicazione significativa:  lei vorrebbe andare in un luogo tranquillo insieme con le persone alle quali vuole più bene. Vorrebbe proteggere quelle persone perché molto probabilmente sono le stesse che sono minacciate dalle sue pulsioni "cattive".

Qui sotto voglio riportare una riflessione fatta qualche tempo fa da una paziente. Non si tratta di un sogno, ma penso valga lo stesso la pena di riportarla poiché permette di farsi un'idea dei cambiamenti positivi della personalità che il lavoro sui sogni rende possibile.
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Sono stanca. Sento di vivere una vita che non mi appartiene. Vorrei lasciare la maschera di scena. Sono stufa del mio ruolo di comparsa. Vorrei cominciare ad essere l'attrice principale della mia vita.

Se mi fermo ad ascoltare il turbinio di pensieri che affollano la mia mente rischio di impazzire. Non ho un pensiero che sia veramente mio. Vivo degli avanzi degli altri, e spesso anche scadenti.

Sento il desiderio di affermarmi ma, prima di decidere qualsiasi cosa, vado a sbirciare nel sacco degli altri con la speranza di trovare un vestito che possa calzarmi alla perfezione. Ma i vestiti degli altri non saranno mai miei, prima o poi qualcuno busserà alla porta e me li chiederà indietro. Così resterò nuda. Non ho mai avuto vestiti miei. Quelli degli altri, che caparbiamente ho cercato di trattenere, mi sono stati strappati. A volte ho deciso di ridarli indietro io stessa perché non li indossavo più con disinvoltura. Allora il mio corpo ha cominciato a ribellarsi. Aveva freddo, si sentiva nudo, le viscere si contorcevano per la paura, la paura di sentirmi chiamata a spendere le mie risorse per acquistare un vestito nuovo.

Sono finalmente consapevole che i vestiti degli altri non possono andar bene per me, anche se per tutta la vita li ho usati senza rendermene conto. Adesso che ho capito, adesso che ho sentito la necessità di spogliarmi dei vestiti degli altri, mi ritrovo a dover decidere, io e solo io, quale vestito indossare.

Non sono abituata a scegliere e a gestirmi, allora la paura è l'unica emozione che sento. Mi copre, mi avvolge, mi afferra, mi strazia, mi uccide.  Sento che a fregarmi potrà essere solo la paura di non farcela.

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