20 novembre 2015

Sogno n. 304 (bis)


Ho sognato che mi ero svegliato da poco ed ero ancora molto assonnato. Stavo giocando a carte on-line sul computer con un'altra persona. Si tratta di un gioco che faccio anche da sveglio.

Avevo una grande difficoltà a giocare perché mi si chiudevano gli occhi. Avevo talmente sonno che non riuscivo nemmeno a muovermi. Ero preso dal panico e cercavo di capire quale poteva essere la causa di quella specie di paralisi. Pensavo che poteva essere una malattia molto seria. 

La persona con la quale stavo giocando on-line mi inviava questo messaggio a mo' di esortazione: "Muoviti, coglione!".

Poi nella stanza entrava mia sorella che, vedendomi in quello stato, correva a cercare aiuto. La cosa mi faceva piacere e speravo che lei riuscisse a trovarlo.

A quel punto, sul monitor del computer vedevo l'immagine di Pìkachu (questo è un piccolo personaggio dei Pokemon che sulle guance ha due sacche rosse in cui immagazzina elettricità che può usare a suo piacimento sia per attaccare sia per ricaricare altri Pìkachu indeboliti. Lui può sparare dei fulmini e vince quasi sempre). Alla vista di quell'immagine avevo uno scatto d'ira e facevo il gesto di spaccare il monitor.

Quando mi rendevo conto che ero riuscito a muovere il braccio che prima era come paralizzato, cercavo di concentrarmi sulle emozioni perché avevo capito che erano loro che mi permettevano di muovermi e di liberarmi dalla paralisi. Infatti sentivo che il sangue ricominciava a circolare nel braccio come quando un arto sta uscendo da un intorpidimento.

Interpretazione

In queste poche immagini è condensato il contenuto di un intero trattato di psicoanalisi.  In particolare possiamo vedere come il blocco delle emozioni produca la paralisi dell'intera personalità e, per contro, come il prenderci contatto consenta di rimettere in moto la vita.

Pìkachu, il personaggio dei Pokemon, è "piccolo" (proprio come si sente il sognatore) però, nonostante questa piccolezza, è potente perché può disporre di molta energia. Questa energia, tra l'altro, può essere utilizzata sia per aiutare gli altri sia per affrontare la vita con la cosiddetta "grinta" e avere successo.

È interessante anche l'associazione che il sogno fa tra le emozioni e il "sangue" come loro veicolo. Mi riferisco al sangue che ricomincia a circolare dopo l'intorpidimento di un arto. Si tratta di una nozione ben espressa dai detti molto usati: "Mi è andato il sangue alla testa", "Mi è salito il sangue agli occhi".

PS - Il dettaglio della sorella che va a cercare aiuto può essere capito se si tiene presente che nella vita da sveglio il paziente non ha un buon rapporto con la sorella. È come se l'inconscio gli aprisse gli occhi e gli dicesse che la sorella in realtà gli vuole bene.


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