Dentro una grotta
c’era un grosso scavo. Erano in corso degli scavi archeologici. C’era uno
strato profondo circa un metro, formato da una sottile ghiaia nera, al di sotto del
quale si trovavano i reperti archeologici che bisognava recuperare. Mi sembrava
strano poiché quello strato di ghiaia, in apparenza, non nascondeva niente di
importante, invece era proprio così.
Mentre ero vicino agli
scavi mi facevano vedere un libro scritto in cinese che avevano trovato. Mi
pare che dicessero che era stato tradotto in italiano. Forse mi dicevano che io
ero capace di capirlo.
Interpretazione
L’analogia tra il lavoro compiuto dagli archeologi e
quello che si compie durante un’analisi è ben nota. Sia Freud che Jung si
sono serviti spesso di questa metafora. Nello studio di Freud c’erano molti reperti
archeologici come soprammobili e Jung riferisce di un suo sogno in cui, prima scende
in cantina per esplorare la propria casa (che però gli era sconosciuta), poi
ancora più giù fino a trovare i resti di una civiltà primitiva (“Ricordi, sogni, riflessioni”, BUR, 1979,
pagg. 200-201).
Nel sogno di questo paziente lo scavo è grande perciò il
lavoro che ha già compiuto è di notevole entità. Adesso resta da scavare uno
strato nero (inconscio), spesso soltanto un metro (perciò è vicino al traguardo) per trovare quello che sta
cercando, ma si sorprende perché ai suoi occhi quello
strato nero non sembrava nascondere niente di importante. Anche in questo caso, perciò, l'inconscio che si manifesta nei sogni mostra di possedere una capacità di comprensione superiore a quella che caratterizza la nostra parte conscia, quella che invece solitamente sopravvalutiamo.
Il libro scritto in cinese rappresenta molto bene l’idea di
un contenuto “estraneo e insolito” per la coscienza, un contenuto espresso in forma simbolica
che va perciò tradotto e interpretato. Il sognatore nutre però qualche dubbio circa la
propria capacità di capirlo, infatti dice: “mi pare…”, “forse…”.
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